"Is the cinema more important than life?" - François Truffaut
Se avete letto la mia pagina di presentazione a questo link, probabilmente saprete che è da qualche anno che mi diletto a scrivere di cinema.
È proprio al mondo di celluloide che questa mia rubrica è dedicata. Ogni tanto mi divertirò a postare qualche recensione, commento e affini sul cinema e i suoi protagonisti.
Iniziamo subito senza ulteriori indugi...
William Thatcher, scudiero del nobile Hector, alla morte di quest’ultimo durante un torneo di giostra prende il suo posto nella speranza di poter ricavare qualche soldo. Ottenuta la vittoria, William si lascerà risucchiare nel vortice della fama e della ricchezza e, affiancato dai suoi amici Roland e Wat, si fingerà nobile e vestirà i panni di Sir Ulrich Von Lichtenstein di Gelderland. Sulla sua strada troverà un fidato araldo nella figura di Geoffrey Chaucer e l’amore nella bella Jocelyn, oltre che un rivale nel saccente Conte Adhemar. Tutto per riuscire a cambiare le sue stelle e guadagnarsi la nobiltà non attraverso un titolo ma attraverso la sua forza d’animo.
Una favola, quindi, che mescola perfettamente passato e presente attraverso l’ottima colonna sonora di Carter Burwell ( a cominciare dalla sequenza iniziale sulle note di “We will rock you”), e con un cast omogeneo e particolare. A partire dallo stesso Thatcher interpretato da un Heath Ledger alle prime armi ma che, nei panni del bravo ragazzo, riesce sempre a dare il meglio di sé. La bella e dolce Shannyn Sossamon, convince come Jocelyn. Ma il personaggio che sicuramente riesce più simpatico è quello di Geoffrey Chaucer, un affascinante e magnifico Paul Bettany che regala picchi di eccellente ilarità grazie ad un’interpretazione magistrale che lo ha reso famoso anche tra il pubblico meno esperto.
Insomma Helgeland decide di fare un film che ci distragga dalla realtà trasportandoci in questo mondo fatto di cavalieri e principesse, di scudieri e di giullari, di spade e di lance la cui unica pretesa è quella di divertire lo spettatore e, perché no, farlo tornare bambino ai tempi in cui gli venivano raccontate le storie di re Artù e dei suoi cavalieri. Peccato che qui manchi la famosa tavola rotonda.
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